Competere.Eu lancia l’Osservatorio Sustainable Nutrition. Al centro delle attività come rendere più sostenibili la filiera alimentare e dell’agricoltura nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità
Paganini e Race: “L’Osservatorio nasce per aiutare cittadini, aziende, amministratori e politici con strumenti e politiche che favoriscono filiere agricole e alimentari sempre più sostenibili ed efficienti per la produzione di cibo sicuro e più facilmente accessibile a livello globale”
“L’Osservatorio Sustainable Nutrition di Competere.Eu ha l’obiettivo di fornire ai cittadini le conoscenze per compiere scelte alimentari e ambientali consapevoli e meno ideologiche; aiutare le istituzioni ad elaborare politiche che favoriscono la crescita di filiere sicure e sostenibili che creano occupazione, prosperità, aumentando i diritti e le libertà dei cittadini; collaborare con le aziende per meglio comprendere e rispondere alle sfide della nutrizione sostenibile.”
Presentano con queste parole la nascita dell’Osservatorio Sustainable Nutrition di Competere.Eu il presidente Pietro Paganini e il Segretario Generale Roberto Race.
L’Osservatorio nasce in seguito a un ciclo di iniziative a cui hanno partecipato docenti e ricercatori universitari, consulenti e professionisti del settore e rappresentanti di aziende e istituzioni e arricchisce una programmazione strutturata che vede il think tank impegnato nella promozione di filiere agricole e alimentari sempre più produttive e sostenibili, in Italia e nel mondo.
“Con l’Osservatorio Sustainable Nutrition- spiegano Paganini e Race- vogliamo facilitare l’accesso dei cittadini ad alimenti sicuri prodotti in modo sempre più sostenibile e rispettoso della biodiversità.
É una sfida a cui anche noi di Competere.Eu vogliamo contribuire. Partecipiamo al dibattito pubblico con idee e proposte che elaboriamo con chi si occupa di nutrizione e sostenibilità adottando il metodo della scienza per superare l’emotività e gli slogan ideologici e degli interessi commerciali.
Siamo 7,6 miliardi, e nel 2050 saremo quasi 10 miliardi. Tante bocche da nutrire in modo sicuro. Restano disparità. In pochi hanno tanto e tanti hanno poco. Molti ancora muoiono di fame. Nei secoli l’umanità ha lavorato per migliorare la sicurezza dell’alimentazione e ampliare il numero di coloro che possono accedervi.
La maggior parte di quello che serve viene preso ancora dalla terra, trasformata per allevare e coltivare. Grazie all’innovazione e a tecniche sofisticate la produttività è migliorata insieme all’efficienza. Rendere i processi di produzione sostenibili, riducendo l’impatto sull’ambiente e la biodiversità, è la chiave per un futuro migliore e con meno disuguaglianze.”
“Abbiamo voluto inquadrare il problema della nutrizione- spiega Pietro Paganini – per distinguerci da chi, nel settore dell’alimentazione e della sostenibilità, utilizza solamente slogan per promuovere progetti ideologici o realizzare piani commerciali, servendosi spesso di informazioni false o fake news.
Noi affrontiamo il problema della nutrizione sostenibile per avvicinarci a una soluzione concreta e bilanciata. Altri lo usano come strumento per guadagnare consensi o vendere beni e prodotti illudendo i consumatori.
Non abbiamo la sciocca presunzione di salvare il pianeta e di eliminare la povertà. Piuttosto vogliamo adottare il metodo sperimentale della Sustainable Nutrition per migliorare la convivenza di noi uomini su questo meraviglioso pianeta.
Vogliamo superare le fake news su alimentazione e ambiente per offrire a consumatori, aziende e politici, lo strumento del senso critico per trovare soluzioni che mettano al centro il pianeta ma anche e soprattutto, l’uomo. Non si migliorano la sostenibilità e la biodiversità se non si risponde alla sfida della nutrizione”.
In questi anni abbiamo assistito al boicottaggio di alimenti salutari e sostenibili, come l’olio di palma, il grano canadese e la pasta, la carne e i salumi, per fini protezionistici e commerciali, e ideologici, servendosi di informazioni false e prive di evidenze scientifiche. Abbiamo sperimentato la massiccia diffusione di pubblicità e slogan salutisti, di prodotti “senza”. Ci si è esaltati per la rivoluzione dal basso del consumatore che ha spinto le aziende a cambiare la formulazione dei propri prodotti verso scelte più salutari e sostenibili. Ma poi abbiamo scoperto che i prodotti sostituiti erano meglio di quelli introdotti; che il consumatore è stato male informato dai media e dalle stesse aziende. Più che una rivoluzione si è trattato di una restaurazione per fini commerciali in cui il consumatore crede di essere protagonista ma è vittima. Tutto questo perché spesso non ha lo strumento del senso critico per compiere scelte autenticamente sostenibili”.
“Non vogliamo- conclude Roberto Race – stabilire cosa è buono per il consumatore e per il pianeta, ma aiutare il consumatore a scegliere attraverso il metodo della scienza e il senso critico. E questo è l’approccio che dovrebbero avere le istituzioni. Viviamo in un mondo globalizzato nel quale oggi un consumatore italiano può comprare on line quasi tipo di prodotto alimentare proveniente da tutto il mondo. Non ha senso, per la stessa dignità delle istituzioni, creare regole e divieti che poi possono essere facilmente aggirabili. È il consumatore che deve stabilire se è buono per lui e per il pianeta, e non altri al suo posto. Non siamo in uno Stato totalitario dove ad imporre sono i funzionari pubblici, anche se scienziati, o le aziende stesse. Le tasse sullo zucchero e le bibite gasate sono un altro esempio, di interventismo pubblico scellerato che rischia di portare come conseguenza solo che le aziende decidano di spostarsi in altri paesi. Il consumatore deve poter scegliere liberamente dopo essersi informato. Siamo convinti che il nostro osservatorio possa avere un ruolo fondamentale per stimolare l’eccellenza della filiera italiana, tutelarne e promuoverne i marchi a livello globale raccontando l’impegno nel produrre cibo sicuro e sostenibile”.