AGENDA 2030: UNA SFIDA AI TEMPI DELLA PANDEMIA

AGENDA 2030: Le Cinque “P” per un mondo migliore!

Greta Thunberg ha da poco ceduto lo scettro di personaggio dell’anno a Joe Biden e Kamala Harris, secondo quella che è la consueta classifica del Time.

Nel 2019, infatti, la copertina del celebre magazine americano, ritrae la giovane icona, in piedi dinanzi ad uno sfondo di onde che si infrangono su uno scoglio.

Un omaggio all’attivista svedese, inventrice dei Fridays for Future la quale sostiene decisa:

“c’è bisogno di ottimismo.Il prossimo sarà un decennio decisivo”.

Parole assolutamente realistiche… perché nel 2030 è previsto un appuntamento di importanza planetaria a cui non si può arrivare impreparati sotto numerosi fronti, compreso quello climatico.

Ma analizziamo meglio di cosa si tratta.

Il 25 settembre 2015 viene sottoscritto dai governi di 193 Paesi Membri delle Nazioni Unite ed approvato dall’Assemblea generale dell’ONU, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità.

Questo programma ha il nome di Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e vanta al suo interno ben 17 Sustainable Development Goals (SDGs), ossia obiettivi che dipendono dal raggiungimento di ulteriori 169 targets nell’ambito delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile e cioè economico, sociale ed ecologico.

Tutti i Paesi e tutti i componenti della società, concorrono al raggiungimento del traguardo comune con interventi valutabili attraverso il Sustainable Development Report.

Purtroppo, a causa dell’evento pandemico a cui è sottoposto tutto il mondo, attualmente, come evidenziato da una ricerca di M&G, società di asset management leader a livello internazionale, siamo in ritardo su ben 12 obiettivi rispetto ai  17previsti!

Nonostante i Governi e le imprese siano sempre più sensibili ai temi della sostenibilità (tant’è che numerose aziende hanno sviluppato business plan con essi compatibili), siamo ancora ben lontani dalle percentuali previste.

Addirittura c’è chi stima un raggiungimento dei targets non prima del 2092!

Ma diamo ora uno sguardo al contributo italiano.

Nel nostro Paese il principio dello sviluppo sostenibile viene recepito  già nel 2006, ovvero quando è inserito tra i principi generali del decreto legislativo n.152 (Testo Unico ambientale) il quale sancisce:

“ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire all’uomo che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali, non possa compromettere la qualità della vita e la possibilità delle generazioni future”.

Ma nonostante una crescente sensibilità riconosciuta agli italiani in merito alle tematiche in oggetto, anche noi ci troviamo a fare i conti con gli ostacoli presentati dal Covid-19.

Ed ecco che, a fronte di una sostanziale quanto necessaria impennata nella digitalizzazione, come anche il rapporto annuale ASviS (Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile) evidenzia, indietreggiamo rispetto ad alcune tematiche di forte impatto quali  la parità di genere o l’istruzione.

Molte donne, in questo periodo, sono  costrette a rivedere le loro ambizioni lavorative per provvedere alla cura della prole e della famiglia in generale.

I loro guadagni sono a rischio e  aumentano anche gli episodi di violenza nei loro confronti.

Dal punto di vista dell’istruzione, d’altronde, constatiamo tristemente l’abbandono della scuola da parte delle categorie più fragili ed un accentuarsi delle differenze rispetto al reperimento dei mezzi per accedere alla cultura.

Il calo dei redditi rischia ,poi, di spingere i comparti maggiormente vulnerabili della società e le famiglie, al di sotto della soglia di povertà.

Ma a preoccupare sono anche altri indici come la resilienza climatica e la difesa della biodiversità.

È chiaro che le difficoltà sono tante, ma è importante interiorizzare che tutti siamo attori in questo immenso progetto.

Comprendere la limitatezza delle risorse, la necessità di distribuirle in modo più equo, implementare un’economia più rispettosa dell’ambiente…orientare insomma, il nostro comportamento tenendo conto delle cinque P (Persone, Prosperità,Pace, Partnership, Pianeta) fulcro dell’Agenda 2030, significherà preservare il futuro delle generazioni a venire; regalare loro, ma beneficiare anche noi, di un tempo che sia migliore.

È questa una delle sfide più grandi che ci attende.

Le decisioni di ogni Paese sull’allocazione delle risorse economiche  e l’impegno generale di tutti saranno di importanza fondamentale.

Rimboccarsi le maniche per dare ognuno il proprio contributo è d’obbligo, magari alimentando la fiamma dell’ottimismo rifacendosi alle parole della giovane Greta:

“Non sei mai troppo piccolo per fare la differenza.”!

Articolo di Monia Strazzeri.

Foto di Kevin_Snyman liberamente tratta da Pixabay