Stop alla censura europea dei prodotti vegetali
“Stop alla censura europea dei prodotti vegetali”. Questo l’appello di Humane Society International, Essere Animali e Compassion in World Farming al Premier Draghi e al Ministro dell’Agricoltura Patuanelli.
In vista delle prossime consultazioni a tre sull’organizzazione comune dei mercati agricoli, Humane Society International, Essere Animali e Compassion in World Farming, chiedono alla Commissione Europea e agli Stati Membri nel Consiglio dell’UE di opporsi agli emendamenti 171 e 72 del Parlamento Europeo; che potrebbero rappresentare delle restrizioni ingiustificate e sproporzionate per i prodotti lattiero-caseari a base vegetale. L’appello delle associazioni, contenuto in una lettera inviata al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli, sottolinea inoltre l’evidente contraddizione tra questi emendamenti e gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal europeo, della Strategia Farm to Fork e del dichiarato impegno verso la transizione ecologica del Governo.
Il 23 ottobre scorso gli eurodeputati hanno votato su diverse proposte per la denominazione dei prodotti a base vegetale, respingendo l’emendamento 165, conosciuto come “veggie burger ban”; che avrebbe riservato l’utilizzo di termini come “bistecca”, “salsiccia” o “burger”, esclusivamente ai prodotti che contengono carne animale, accogliendo però gli emendamenti 171 e 72 sui prodotti lattiero-caseari a base vegetale.
Se accolto, l’emendamento 171 estenderebbe drasticamente le restrizioni già esistenti sulle denominazioni di latticini; introducendo nuovi divieti contro qualsiasi “uso diretto o indiretto” o “evocazione” di questi termini. Nella pratica, potrebbe implicare il divieto di utilizzare:
- informazioni essenziali sulla salute e sugli allergeni come “alternativa senza lattosio ai prodotti lattiero-caseari”;
- descrizioni sulla consistenza e il sapore come “cremoso” o “burroso”;
- forme e colori di imballaggi che vengono adoperati anche dall’industria lattiero-casearia;
- immagini di una bevanda bianca versata in un bicchiere o della schiuma di un cappuccino;
- confronti sull’impatto climatico degli alimenti a base vegetale e dei latticini convenzionali.
L’emendamento 72, invece, introdurrebbe una significativa incertezza giuridica che potrebbe compromettere l’etichettatura degli alimenti a base vegetale in futuro.
Sebbene il pretesto per l’introduzione di queste restrizioni sia la necessità di chiarezza e trasparenza, la loro effettiva introduzione metterebbe a rischio la capacità dei produttori di informare correttamente i consumatori sulla natura dei loro prodotti, impattando particolarmente quelli che non possono far uso di prodotti lattiero-caseari per ragioni mediche, legate ad allergie o intolleranze, o che hanno adottato uno stile di vita vegano o flexitariano per ragioni di salute, ambientali, religiose o etiche.
“Una protezione della denominazione che non permette nemmeno che un alimento sia presentato come alternativa a un prodotto lattiero-caseario è, a nostro avviso, sproporzionata e senza precedenti nel settore alimentare. Non tiene conto della volontà di un crescente segmento di consumatori che predilige cibi a base vegetale e del loro diritto ad essere correttamente e adeguatamente informati”. Così affermano i firmatari e rappresentati delle associazioni, Martina Pluda (HSI/Europe – Italia), Claudio Pomo (Essere Animali) e Annamaria Pisapia (CIWF Italia).
L’Unione Europea non deve dimenticare inoltre il proprio impegno ambientale, contenuto nel Green Deal europeo e nella strategia Farm to Fork. In Italia, il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, alla Conferenza preparatoria della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, ha sostenuto la necessità di diminuire la quantità di proteine animali sostituendole con quelle vegetali e parlato dei benefici per salute e ambiente legati a un cambio del modello di dieta aumentando le proteine vegetali. Un recente studio dell’Università di Oxford ha rivelato che, senza un taglio delle emissioni causate dal nostro sistema alimentare, sarà impossibile raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
“Nella sua strategia Farm to Fork, la Commissione Europea riconosce la necessità di passare a una dieta maggiormente a base vegetale ed esprime il suo desiderio di responsabilizzare i consumatori e rendere più facile scegliere diete sane e sostenibili. Incoraggiare una più ampia diffusione della dieta a base vegetale è un mezzo chiave per ridurre le emissioni di gas serra, l’uso di terreni e risorse idriche, oltre che per prevenire il declino della biodiversità globale e le molte pratiche d’allevamento in contrasto con il benessere animale. L’adozione di questi emendamenti sarebbe in diretto contrasto con questi obiettivi, creando inutili barriere normative all’adozione di una dieta a base vegetale. È pertanto essenziale fermare gli emendamenti 171 e 72 del Parlamento Europeo perché una vera transizione ecologica deve passare per una transizione alimentare”. In tal modo concludono Martina Pluda (HSI/Europe – Italia), Claudio Pomo (Essere Animali) e Annamaria Pisapia (CIWF Italia).
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