DA “AVATAR” A “THE MANDALORIAN”… IL CINEMA VIAGGIA IN VR!

Il nuovo paradigma cinematografico che porta il set nella Realtà Virtuale

Quando il 18 dicembre del 2010 esce nelle sale statunitensi il film Avatar, di James Cameron, sembra che la tecnologia abbia davvero raggiunto nel cinema, la sua massima espressione!

Il pubblico “rapito” da una realtà 3D fruibile finalmente senza gli appositi occhiali, può partecipare,  insieme ai protagonisti, all’affascinante vita su Pandora, mondo ricreato completamente in CGI (Computer-Generated Imagery) ed arricchito dalla performance capture che consente  di rilevare e memorizzare nel dettaglio, i movimenti e le espressioni degli attori.

È difficile per chi assiste al risultato finale di questa combinazione di effetti digitali, pensare a qualcosa di più spettacolare!

Eppure oggi, a distanza di oltre dieci anni…diventa addirittura possibile girare un film all’interno di veri e propri set virtuali dinamici ed interattivi, grazie ad un’innovativa tecnica di produzione cinematografica chiamata Stagecraft, sperimentata per la prima volta dalla piattaforma di streaming media disneyana nella realizzazione di  “The Mandalorian”, serie TV live action di Star Wars, con effetti visivi davvero mozzafiato!

Ma vediamo di cosa si tratta nello specifico.

Stagecraft è un nuovo paradigma cinematografico sviluppato da ILM (Industrial Light & Magic di George Lucas); un modo assolutamente nuovo di allestire un set virtuale 3D utilizzando  il motore di gioco Unreal Engine ed architetture particolari di Led Wall 4K deputati a ricreare  uno spazio fisico (The Volume) adibito per le riprese e che risulta simile ad un cubo tagliato a metà.

Attraverso gli schermi vengono ricreate le ambientazioni in realtà aumentata che fanno da sfondo alle sceneggiature e che mediante sistemi di camera tracking, si modificano in modo coerente con i movimenti della telecamera, dando vita a riprese analoghe a quelle che avremmo ottenuto in un ambiente reale.

La commistione di oggetti tangibili ed ambienti virtuali realizzati in 3D, conducono al superamento del cosiddetto “green screen”ovvero il classico, enorme schermo di tessuto verde acido ( spesso anche blu) vuoto, dinanzi al quale è demandato alla fantasia degli attori l’onere di imprimere credibilità ad un’interpretazione nata su scenari scarni e scarsamente verosimili.

Stagecraft, in questo senso, costituisce una vera e propria rivoluzione: il cast può recitare all’interno di una scenografia realistica (la stessa che vedrà lo spettatore) con la quale potrà continuamente interagire, avendo così possibilità di sperimentare una recitazione immersiva con forte coinvolgimento nei ruoli designati. 

Ma ci sono ancora altri vantaggi a favore di questa nuova tecnica… a partire dai costi di produzione

I tempi e le attività necessarie ad allestire il set, sono infatti incredibilmente ridotti: qualsiasi ambientazione può essere replicata e proiettata in realtà virtuale sui Ledwall…questo riduce al minimo ( se non addirittura, elimina) la necessità delle riprese in esterna.

I direttori della fotografia, possono,  semplicemente indossando gli occhiali VR, accedere al pannello Led e fruire di un numero incredibilmente vasto di opzioni e modifiche possibili al contesto scenografico.

Inoltre anche gli interventi di post produzione sul perfezionamento di luci e riflessi, saranno ridimensionati dalla capacità degli schermi stessi, di proiettare la giusta illuminazione (con costi irrisori rispetto alla produzione classica) su oggetti scenici e attori.

Tutto questo ricorderà ai più nostalgici, il ponte ologrammi (Holodeck), un insieme di ambienti in Realtà Virtuale che il computer di bordo dell’astronave Enterprise di Star Trek, creava a favore dell’equipaggio il quale poteva così ristorarsi dopo faticose ed emozionanti avventure!

A quei tempi era pura fantascienza…oggi è una tecnologia all’avanguardia che sta entusiasmando le produzioni e che rappresenta una componente di prim’ordine nell’avvenire di TV e cinema.

E noi, da curiosi esploratori del futuro, restiamo in attesa degli sviluppi possibili!

Articolo di Monia Strazzeri.

Photo by Joseph Barrientos on Unsplash