Tempo di Quadri nella PA?
Accelerare l’individuazione e la tutela delle aree ad alta professionalità nel comparto pubblico, risorse che, pur non rientranti nell’ambito dirigenziale, assumono ruoli di sempre maggiore responsabilità e contribuiscono al progresso dell’amministrazione: è questa la sfida che la CIU-Unionqudri, il sindacato maggiormente rappresentativo della categoria dei Quadri, pone con decisione nell’ambito della nuova organizzazione del lavoro in corso di realizzazione e discendente dal Patto per l’innovazione del lavoro pubblico firmato il 10 marzo scorso tra il Ministro Renato Brunetta e i sindacati.
Mentre nel comparto privato la legge 190 del 1985 ha istituito espressamente, all’interno del codice civile, la categoria dei quadri, non si può dire la stessa cosa in quello pubblico. Nel settore delle pubbliche amministrazioni, infatti, non si è mai pervenuti ad una netta individuazione della categoria, neppure a seguito delle numerose riforme (e dei contenziosi giudiziari). Neanche la censura mossa nel 2001 dall’Unione europea all’Italia, proprio per non aver istituito un’area quadri nell’ambito della P.A. trovava riscontro, né tantomeno l’introduzione della vice dirigenza nel 2002 portò granchè alla causa, riforma andata a vuoto stante la forte opposizione sindacale.
“I più recenti cambiamenti economici ed organizzativi e l’innovazione digitale stanno determinando la necessità di nuove professionalità e competenze” ha commentato Gabriella Àncora, Presidente nazionale di CIU-Unionquadri. “In questo nuovo quadro politico ed economico, riteniamo che i veti e le inerzie poste nel passato ai Quadri nelle amministrazioni pubbliche siano del tutto anacronistiche. La nostra organizzazione chiede che le esigenze di una nuova e moderna P.A. realizzi un’area dei quadri e proceda alla relativa definizione della stessa nell’ambito della nuova quarta area professionale”.
È giunto il momento, a parere della Ciu-Unionquadri, di creare una vasta ma anche selezionata area di grandi competenze in seno alla P.A. con adeguato riconoscimento economico, normativo e di status, bacino ideale dove poter individuare i futuri dirigenti e sostituire tali figure ove necessario,
un punto di relazione, guida e contatto con le figure professionali impiegatizie.
Tra gli obiettivi di questa ambiziosa riforma la Ciu-Unionquadri indica la necessità di eliminare qualsiasi automatismo retributivo e di carriera, sia le progressioni legate all’incarico affidato ed ai risultati raggiunti, così come l’individuazione di criteri normativi che prendano atto delle esigenze specifiche della categoria (assicurazione per responsabilità civile e difesa in giudizio, formazione continua, benefits anche legati a trasferimenti).
“Nella nostra proposta” ha proseguito Àncora, “in tale nuova area apicale andrebbero a transitare coloro che risultano vincitori di concorso per l’inserimento in tale area, e di seguito, i dipendenti dell’area C muniti di laurea magistrale che abbiano superato una procedura di valutazione comparativa. Nell’ambito di un nuovo assetto della dirigenza, i dirigenti di prima nomina per un periodo definito”.
Nell’attuale momento storico sembrano esserci tutti i presupposti per poter finalmente dare attuazione ad una riforma attesa da anni. La legge di bilancio 2022, infatti, stanzia le risorse necessarie per dare concreta attuazione alle innovazioni in cantiere nella P.A., anche con i rinnovi contrattuali, introducendo nuovi ordinamenti professionali. La CIU-Unionquadri, sindacato presente al CNEL e al CESE di Bruxelles, mette a disposizione di tutti gli interlocutori sensibili al tema la propria esperienza, sempre più convinta che queste figure-chiave possano contribuire ad accelerare l’innovazione pubblica.