Il diritto del web di Maurizio Mensi e Pietro Falletta
Come è cambiato il mondo dell’informazione e dei media e come si è evoluto lo scenario regolamentare a fronte dell’erompere delle nuove tecnologie digitali?
Questi sono alcuni dei temi al centro del volume “Il Diritto Del Web” (Wolters Kluwer, 2021) di Maurizio Mensi e Pietro Falletta, giunto ora alla terza edizione e arricchito da preziosi approfondimenti sui temi più attuali e di rilievo. L’opera ricostruisce il quadro giuridico illustrando come l’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione abbia comportato la necessità di rivisitare e di ripensare continuamente, a fronte delle continue sfide e sollecitazioni tecnologiche, regole talvolta antiche.
In particolare, il volume offre un efficace quadro dell’attuale complessità che caratterizza il mondo online, trattando questioni che vanno da quella urgente e delicatissima di come l’uso del web – la principale tra le applicazioni di internet – influisca e caratterizzi la circolazione delle idee e delle notizie (dunque la manifestazione del pensiero), fino a lambire il complesso tema della redistribuzione del potere e delle ricchezze che l’uso a fini economici di dati e metadati personali determina, passando per temi che spaziano dalla sicurezza cibernetica al cloud computing, dal delicato equilibrio tra regolazione e concorrenza alla tutela del diritto d’autore e dei dati personali.
Gli autori, anzitutto, tracciano la storia di nternet e della sua regolamentazione, non trascurando di evidenziare come attualmente il core business dei Giganti del web sia da individuare nella raccolta sistematica dei dati, cui consegue la capacità di offrire agli utenti un mondo virtuale cucito su misura, grazie al lavoro di profiling costante.
Allargando lo sguardo, gli autori rilevano come nel corso degli anni ottanta fu avviato nello spazio europeo il processo di liberalizzazione delle telecomunicazioni nessuno avrebbe potuto immaginare i mutamenti che questo processo avrebbe determinato né la velocità dell’impatto che tali mutamenti avrebbero avuto sul tessuto sociale. Da allora, nonostante la brevità del tempo trascorso, il mondo della comunicazione e dell’informazione si è trasformato in profondità passando attraverso stagioni diverse segnate sia dallo sviluppo delle tecnologie che dall’espansione dei mercati.
Mentre la “rivoluzione digitale” apriva verso la convergenza delle reti e dei terminali, alla fase iniziale della liberalizzazione è seguita, con una accelerazione crescente, la fase della regolazione; all’azione dei governi, a livello europeo e nazionale, si è sovrapposto l’ingresso in campo delle autorità amministrative indipendenti. Ad una ad una sono venute così a cadere tutte le barriere che in passato avevano diviso il mondo della comunicazione da quello dell’informazione ed il principio della “neutralità” della Rete ha finito per imporsi. Il sistema delle comunicazioni e dei media digitali in particolare è stato investito da processi di innovazione rapidi e continui che hanno profondamente ridefinito tutti i principali aspetti della sua organizzazione.
L’obiettivo fondamentale oggi è quello di garantire un’elevata qualità del servizio in un contesto in cui le esigenze degli utenti crescono in proporzione all’aumento dei dati trasmessi e fornire la protezione necessaria in termini di neutralità, diritti di proprietà intellettuale e privacy. In particolare, gli autori si soffermano sulle varie sfaccettature della net neutrality, che viene inquadrata come principio di ampio respiro, al centro di un dibattito che, coinvolgendo stakeholder, istituzioni europee e internazionali, mette in relazione tecniche, strumenti e policy utilizzate per gestire il trasporto delle informazioni sulla rete.
In tale contesto, l’attuale panorama economico è caratterizzato dalla proliferazione di innovazioni e attori economici: la competizione tra i nuovi operatori che forniscono servizi e applicazioni over-the-top (o OTT) e i tradizionali incumbent del settore delle telecomunicazioni sta interessando tutti i principali aspetti dei media, tra cui le comunicazioni interpersonali, i media audiovisivi e l’editoria digitale. Infatti, nonostante gli operatori OTT siano profondamente diversi dalle aziende di telecomunicazioni, i due gruppi si trovano ad essere in concorrenza, poiché i servizi di un OTT possono essere sia complementari rispetto ai servizi di connettività offerti dalle società di telecomunicazione (è il caso, per esempio, di una piattaforma di social networking), sia sostitutivi rispetto ad analoghi “servizi a valore aggiunto” forniti da queste ultime insieme alla connettività, quali la messaggistica e la posta elettronica, lo storage di dati o la stessa telefonia vocale.
Gli autori muovono da queste osservazioni per evidenziare come attraverso lo sviluppo di internet e dei social network si è aperta una nuova stagione che sta sempre più spostando il percorso dell’innovazione verso le trasformazioni che gli sviluppi della Rete stanno determinando nelle strutture della società civile e politica. Oggi dallo sviluppo di questo percorso scaturiscono, infatti, se pur ancora allo stato embrionale, effetti di grande portata, non solo in termini quantitativi, bensì anche qualitativi, in ragione delle trasformazioni che l’uso della Rete, per la sua pervasività fuori dai confini degli Stati nazionali, sta determinando nella declinazione dei diritti fondamentali, nel rapporto tra cittadini e governi, nella comunicazione politica, nel funzionamento degli apparati amministrativi: in una parola nelle strutture portanti delle democrazie moderne.
Conseguenza ne è anche il mutamento del sistema informativo che non è più monopolio dei media tradizionali. Dunque, occorre trovare strumenti capaci di contemperare la libera manifestazione del pensiero e l’esigenza di garantire una concorrenza dinamica basata sul merito. Il tema è caldo, come dimostrano i case study richiamati nel volume, attraverso un approccio comparatistico che ben evidenzia come l’Unione europeo sia spesso all’avanguardia nella regolazione del Web.
Il volume cerca inoltre di indagare come evitare imponenti concentrazioni di potere e commistioni tra politica e informazione, quali organi debbono governare il sistema dei media, a fronte delle sfide sollevate dalla convergenza multimediale, dalle trasformazioni della rete e dal ruolo sempre più rilevante degli algoritmi. Mensi e Falletta rilevano come internet e le sue diverse applicazioni tendano ormai a rappresentare la prima pietra di paragone su cui misurare l’entità delle trasformazioni strutturali cui stiamo assistendo: da quelle strettamente collegate alla sfera della persona ed ai processi individuali di apprendimento cognitivo a quelle che investono, nelle forme più ampie e interdipendenti, il funzionamento degli aggregati sociali e degli apparati pubblici.
Particolare attenzione è dedicata alla tutela dei diritti sul web (e quindi ai temi della diffamazione, dell’hate speech, dei diritti d’autore, della tutale dei dati personali). Si pone, infine, l’interrogativo di fondo che attiene al rapporto tra Internet e la democrazia: gli sviluppi della Rete sono destinati a rafforzare l’esercizio delle pratiche democratiche e a favorire il passaggio dalle tradizionali forme di democrazia rappresentativa verso le forme più evolute di una democrazia partecipativa operante dal basso ovvero ad accentuare la crisi in atto delle istituzioni rappresentative e ad aprire la strada a modelli di governo autoritari fondati sul controllo e sulla manipolazione dall’alto dell’opinione pubblica? Di qui, altri interrogativi: secondo quali criteri bilanciare il diritto di informare e la tutela degli altri diritti della persona? Come muta questo equilibrio nell’era digitale? Ancora, quale rapporto intercorre tra libertà di stampa e democrazia? Come si conciliano libertà di espressione e principio del pluralismo informativo, libertà di informare, libertà di informarsi ed interesse del pubblico ad essere informato? Quali norme devono disciplinare l’informazione in rete? Come cambiano la professione del giornalista e le sue regole nell’età dei social network?
I diritti del singolo sono poi calati nel tessuto pubblico nel quale operano, in dialogo con gli altri attori, compresa la pubblica amministrazione, tra istanze di trasparenza e l’emersione di strategie per l’evoluzione tecnologica delle infrastrutture digitali della Pubblica Amministrazione e l’adozione del modello cloud computing per servizi pubblici più sicuri ed efficienti.
Da qui le domande cui Maurizio Mensi e Pietro Falletta, attraverso le pagine di questo volume, si impegnano a dare risposta. Quali regole per il governo della Rete? Chi deve porre queste regole e chi ha il potere di farle rispettare? Come conciliare l’universalità di Internet con la sovranità declinante degli Stati nazionali? Come equilibrare la forza dei “giganti del silicio” con le libertà ed i diritti fondamentali del “popolo di internet” evitando, nell’uso della Rete, il perseguimento di obbiettivi nocivi o criminali?
Sono domande che scaturiscono dalla nuova realtà che stiamo attraversando e che impongono analisi e risposte nuove: analisi e risposte che le pagine di questo lavoro ci offrono attraverso riflessioni approfondite e aggiornate sui vari problemi, condotte secondo una tecnica espositiva che non è quella della manualistica tradizionale ma dell’indagine sviluppata sperimentalmente attraverso “casi e materiali”. Vengono così affrontati i nodi cruciali che attengono al “nuovo diritto” che oggi sta nascendo intorno ai “nuovi media”: un diritto che impone innanzitutto la costruzione di un “nuovo costituzionalismo” – ancorché legato alle radici storiche del costituzionalismo europeo – dove il diritto di accesso alla Rete e la neutralità della stessa vengono a rappresentare gli assi portanti di una nuova dimensione della comunicazione che, in prospettiva, potrebbe condurre alla nascita, da molti auspicata, di un “Internet Bill of Rights”, cioè di una vera e propria costituzione di Internet di livello internazionale.
Vediamo, dunque, come le risposte alla sfida che internet ha lanciato al mondo del diritto – ponendo in discussione le stesse basi dei modelli giuridici tradizionali legati ai concetti di conoscenza, volontà e responsabilità – comincino a prender forma soltanto adesso. Di qui l’attualità e l’utilità del lavoro condotto in queste pagine che ci aiuta a comprendere il senso di un percorso ormai irreversibile, ma ancora del tutto aperto nei suoi approdi finali. Ad esempio, all’interno di una solida architettura argomentativa, gli autori conducono la propria analisi del fenomeno delle “fake news”, quale elemento in grado di alterare i meccanismi di funzionamento delle istituzioni democratiche, in particolare manipolando il processo di formazione del consenso nel corso delle campagne elettorali.
E ancora, gli autori analizzano il delicato equilibrio tra sicurezza dei dati e delle infrastrutture essenziali e regolamenzione del Web, ponendo l’accento sul fatto che quella che si sta giocando sulla tecnologia e le reti 5G è una partita dalle molteplici implicazioni, che ha preso le mosse da profili essenzialmente tecnici ed economici per assumere sempre più una dimensione di carattere politico e strategico. Attualissimo risulta quindi l’accenno all’approccio seguito dal Governo italiano attraverso l’estensione del “golden power” a tutela dell’infrastruttura di quinta generazione, con diritto di veto in capo alla presidenza del Consiglio se un operatore decide di avvalersi di tecnologie di soggetti extra-UE, nell’ottica di proteggere una tecnologia destinata a rivestire un ruolo essenziale sul piano socioeconomico.
Il lettore troverà in questo volume risposte a numerosi quesiti, ma, al contempo, si imbatterà in ulteriori questioni, connesse ai temi affrontati nei singoli capitoli. Ciò che il volume di Mensi e Falletta mira ad offrire, infatti, è un quadro della varietà delle problematiche ricomprese nella materia “diritto del web”, delineando un percorso per discutere – partendo dai testi normativi e dalle tendenze regolatorie italiane e europee (ma anche con uno sguardo attento oltreoceano e all’Asia) – gli orientamenti prevalenti nel nostro ordinamento.