A Roma la conferenza dell’Osservatorio nazionale della sharing mobility
La conferenza dell’Osservatorio nazionale della sharing mobility
Si è svolta a Roma, all’Acquario Romano, la Quinta Conferenza dell’Osservatorio nazionale della sharing mobility. Ad aprire i lavori è stato il Ministro dei Trasporti Enrico Giovannini che ha illustrato il piano di investimenti sulla mobilità del PNRR per i prossimi anni, parlando di importanti investimenti sulla mobilità urbana, quella che maggiormente coinvolge i servizi di sharing.
Dalla relazione dell’Osservatorio è emerso che i servizi di sharing sono triplicati nel giro di sei anni e Milano è la città maggiormente attiva nel promuovere la sharing mobility in Italia in tutti e tre gli indicatori (percorrenze, numero veicoli, numero noleggi) disponendo di tutte le tipologie di mezzi.
I numeri
Le iscrizioni ai servizi di sharing mobility in Italia hanno raggiunto i 5,6 milioni con 158 servizi di sharing attivi in 49 città; circa 15 milioni di italiani possono utilizzare almeno un servizio di sharing con quasi 90.000 veicoli in condivisione (auto, scooter, bici e monopattini). Sono solo quattro le città italiane dove sono presenti tutti i quattro servizi di sharing (car, bike, scooter, monopattini): Milano, Roma, Torino e Firenze.
Il rapporto nazionale offre una panoramica completa sulla mobilità condivisa in Italia. Oltre a Milano cresce Roma e si classifica al secondo posto, soprattutto in termini di flotte. Al terzo posto Torino. Seguono altre città metropolitane (Bologna, Firenze, Bari, Genova). Nei primi 10 anche città medio piccole come (Pescara, Rimini, Verona). Solo Milano, Roma, Torino e Firenze hanno tutti e 4 i servizi di sharing. Le città che hanno almeno un servizio sharing mobility sono così suddivise: 26 al nord, 10 al centro e 13 al sud. Il sud è la parte di Italia che ha maggiormente scelto il monopattino come modalità unica di sharing mobility con ben sei città, Catania, Enna, Messina, Trapani, Cagliari e Sassari. Le uniche città del sud con almeno 2 servizi sono Napoli e Palermo.
Il successo della sharing mobilty leggera
La sharing mobility diventa sempre più leggera: tra il 2019 e il 2020 c’è stato il boom dei monopattini (+65%) e degli scooter (+45%), nelle sei città italiane monitorate si conferma marcata la crescita dei noleggi giornalieri dei monopattini in sharing ad opera dei principali operatori come Wind, Lime, Bird, Dott, Bit, Voi, Link ed Helbiz.
Il 91% dei veicoli in condivisione in Italia sono veicoli di micromobilità (monopattini, biciclette, scooter). Questa tendenza si spiega con la preferenza delle persone di noleggiare veicoli che non hanno problemi di parcheggio e permette di ridurre i tempi di percorrenza e azzerare o quasi gli impatti ambientali essendo a motore elettrico.
E mentre da Roma gli operatori di monopattini (Voi e Bit) hanno chiesto più attenzione alla valorizzazione della sostenibilità del servizio di sharing nei bandi comunali da parte degli amministratori locali, a Milano un altro operatore, Helbiz, presentava il suo nuovo monopattino promettendo di sostituire a breve tutta la sua flotta in oltre 20 città italiane.
E la sostenibilità?
Che fine faranno i monopattini che dopo poco più di tre anni vengono dismessi? La capacità di riutilizzo e rigenerazione di batterie e altre componenti usate per costruire i monopattini potrebbe essere un criterio di valutazione della sostenibilità del servizio offerto, con le dovute certificazioni del caso.
D’altro canto le città italiane hanno bisogno di migliorare rapidamente la dotazione di infrastrutture adatte a questo tipo di veicoli, compresi parcheggi dedicati, per garantire spazi e sicurezza a tutte le modalità di trasporto.
Focus Roma
L’Assessore ai Trasporti di Roma, Eugenio Patanè, ha posto l’obiettivo del Comune capitolino, di entrare nella “fase 2” della mobilità in sharing, ovvero il MAAS (mobility as a service) come parte fondamentale degli spostamenti intermodali con l’introduzione massiccia di innovazione tecnologica tesa ad indurre spostamenti ai quali applicare la tariffa più vantaggiosa e più economica, evitando che ci sia una concentrazione dello sharing nelle sole zone centrali della città.
Conclusione
Nonostante i numeri che confermano la maturità raggiunta dalla sharing mobility, il futuro presenta nuove sfide. Sarà necessario aumentarne la diffusione: più del 50% dei capoluoghi italiani non dispongono ancora di un servizio di sharing. Bisognerà superare il divario nord/centro/sud e arrivare anche nelle città medio-piccole dove l’imprenditoria privata non riesce a garantire i bisogni della collettività, sostenendo servizi di sharing mobility con modelli simili a quelli con cui si sostiene il trasporto pubblico, ma con volume di risorse di scala nettamente inferiore.